
Formazione per adulti ed Educazione scolastica: una riflessione sulla differenza tra i due approcci
Formazione per adulti ed Educazione scolastica hanno caratteristiche senza dubbio differenti: attraverso questo post rifletterò su alcuni importanti elementi legati alle differenze tra questi due approcci.
La formazione per adulti ha criteri diversi rispetto all’ educazione scolastica: quest’ultima parte dal presupposto che ci sia una persona competente, una platea da istruire e tutto, nel setting, comunica questa disparità: la cattedra, ad esempio, fino a pochi anni fa era addirittura rialzata su un pedana e gli studenti erano tutti disposti verso il docente per poterlo ascoltare e apprendere dalle sue parole. Ben diversa è invece l’impostazione che si usa nella formazione per adulti (EDA): la Dichiarazione Unesco di Nairobi del 1976 definisce l’EDA come “L’insieme dei processi educativi grazie ai quali persone considerate adulte dalla propria società di riferimento sviluppano le proprie attitudini, arricchiscono le conoscenze, migliorano le qualificazioni tecniche o professionali, fanno evolvere atteggiamenti e comportamenti nella duplice prospettiva di una crescita integrale dell’uomo e di una sua partecipazione a uno sviluppo socio-economico e culturale integrato”. E’ necessario quindi seguire e rendere concreto quanto sostenuto nei principi fondanti nell’EDA, partendo dal setting fino allo stile comunicativo, passando per il metodo di apprendimento.
Formazione per adulti: il “patto d’aula” e l’approccio andragogico
Quando inizio ad esempio un nuovo corso, spiego sempre il motivo per cui le sedie sono disposte in cerchio (ovvero per favorire lo scambio tra i partecipanti, far percepire alle persone di essere tutti allo stesso livello ecc.); a molte persone questa disposizione circolare evoca la metodologia clinica dei gruppi di autoaiuto e immancabilmente è presente il partecipante che, scherzando, si presenta dicendo: “Ciao sono […] e sono tot settimane che non bevo”. E’ necessario quindi fare subito chiarezza per far sentire a loro agio le persone; esplicitando il setting, le regole, gli obiettivi dell’incontro e siglando con i partecipanti il così detto ‘patto d’aula’ che è fondamentale per iniziare a costruire un rapporto di fiducia.
Nella formazione per adulti, seguendo il metodo andragogico, è necessario ricordarsi che le persone presenti hanno già una loro istruzione di base, sono portatori di valori ben radicati e hanno un’esperienza di vita che le connota come esperte di se stesse. Il formatore competente sa che il miglior modo di porsi è quindi valorizzare le unicità di ognuno, favorendo lo scambio tra i partecipanti e creando un clima di fiducia fondamentale affinché le persone possano riflettere su loro stesse. Che tu stia trattando tematiche sulla comunicazione, sulla leadership o sul lavoro di gruppo, se le persone percepiscono che il formatore sta “salendo in cattedra” come unico esperto che ha tutto da insegnare, si ‘chiuderanno’ pensando ad esempio: “cosa vuoi insegnarmi tu, sono 10 anni che lavoro e ho sempre agito in questo modo”. Devi quindi essere competente nei contenuti ma paritario nella relazione; questo va appreso e valorizzato ogni volta, creando uno spazio di ascolto e accettazione dell’altro, non solo in aula posizionando i partecipanti in cerchio, ma creando quello spazio mentale dentro di te: obiettivo ben più difficile.
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